Le origini di Carmine Cortese il fondatore del brand napoletano Caffè Cortese 1956

Le origini di Carmine Cortese il fondatore del brand napoletano Caffè Cortese 1956

Le origini contadine di Carmine Cortese e gli studi di ingegneria a Napoli 

Carmine Cortese, il fondatore di Caffè Cortese, nasce a Casoria nella provincia di Napoli. Di origini contadine, Carmine desidera diventare ingegnere e intraprende gli studi universitari presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. All'età di 27 anni interrompe il percorso universitario e arriva la svolta: infatti, dà vita alla lunga storia del brand Caffè Cortese. Tutto ha inizio con la vendita, in sella alla sua motocicletta, di pastina e caffè, erano i tempi che precedevano il boom economico degli anni 60, al tempo si vendeva poco il caffè, solo 10 o al massimo 30g nel famoso “cuppetiello”. La strada era tracciata, il settore del Caffè esprimeva già allora importanti segnali di sviluppo e Carmine seppe intuirne le potenzialità. Oggi l'Azienda ha tra i suoi punti di forza la qualità delle miscele di caffè, un eccellente rapporto qualità prezzo del caffè e uno sguardo attento verso il settore delle cialde e capsule di caffè con il sistema nespresso per la casa, e naturalmente nei bar. 

Reperto di una vecchia locandina pubblicitaria Caffè Cortese.

La passione per il mondo del caffè e le prime miscele di caffè a marchio Caffè Cortese

Era il 1956 che Carmine Cortese iniziò l'attività di "torrefazione di caffè" nel cuore di Secondigliano, quartiere dell'area nord di Napoli, in Corso Vittorio Emanuele 16, un luogo soprannominato “r’int all’arc” (dentro all'arco) ed è proprio lì che iniziò la sua carriera da torrefattore con una tostatrice Petroncini da 30kg a legna In pochi anni Carmine si appassionò al mondo del caffè ed alle sue diverse origini e caratteristiche, iniziando a proporre le prime miscele a marchio Caffè Cortese, che contenevano 50-100g di caffè macinato o caffè in grani A quei tempi era consuetudine, tra le abitudini familiari, macinare il caffè personalmente nelle case, un'esperienza ricca di ricordi sensoriali, ancora oggi praticata da alcuni amanti e appassionati di caffè, laddove l'aroma, le fragranze del caffè che venivano sprigionate durante la macinatura inondavano e inebriavano le case, incluse quelle dei vicini. È a Secondigliano che Carmine Cortese iniziò ad importare il caffè crudo (detto anche caffè verde) direttamente dai paesi di origine, vedendo dunque già chiaro davanti a sé il suo obiettivo: trasformare un'intuizione e una passione, in un'impresa affermata e apprezzata nel suo territorio.  

Il brand Caffè Cortese si trasferisce da Secondigliano a Casoria con una nuova tostatrice per il caffè   

Il 1968 fu l'anno della svolta, l'immobile della sede di Secondigliano fu dichiarato inagibile e costrinse Carmine Cortese a ritornare nella suo paese di origine, Casoria, segnando un grande cambiamento, a riprova che "non tutti i mali vengono per nuocere" e "basta un caffè per essere felici". È infatti a Casoria che Carmine inizia a costruire la propria fortuna, contestualmente alla crescita e allo sviluppo della cittadina, individuando la base perfetta nell'allora “via dei Platani”, successivamente rinominata “via A. Manzoni”, diventata negli anni una delle strade più trafficate e vivaci. Benché il locale di Secondigliano fosse ritornato agibile, Carmine preferì restare al civico 57 di via Manzoni a Casoria e vi stabilì la nuova sede della Caffè Cortese acquistando una nuova tostatrice per il caffè, "60 kg Wampa di Balestra".

Tostatrice "60 kg Wampa di Balestra" nella vecchia torrefazione di Via A. Manzoni.

Carmine Cortese usava alcune tecniche per far stare comodo al caldo il suo caffè

Dagli anni della fondazione ad oggi, sono tanti gli aneddoti e i racconti che fanno parte della memoria storica della vita dell'azienda Caffè Cortese, ad alcuni siamo particolarmente legati, perchè sono passaggi importanti di una storia lunga e appassionata, grazie ai quali oggi siamo qui a raccontarla.  Uno di questi racconta che Carmine, durante la tostatura, era solito tostare 50 kg di caffè, un suo personale rituale che permetteva al caffè di "stare comodo”, ovvero il caffè si cuoceva e sviluppava meglio (tecnicamente il caffè in fase di tostatura perde ~20% del peso e guadagna ~40% del volume). Un altro ancora narra di come d'inverno Carmine posizionasse nella stanza del caffè tostato un braciere in modo da tenere sempre sotto controllo la temperatura ed evitare shock termici, “per farlo stare al caldo”.  Eccoli solo pochi esempi dei "segreti del mestiere" che oggi custodiamo gelosamente. La tecnologia migliora i processi produttivi senza dubbio ma dietro questi ultimi c'è sempre l'uomo e il suo ingegno, colui che trasforma le intuizioni in progresso. Carmine Cortese ne è stato un fiero e degno rappresentante.

Carmine Cortese che cuoce una miscela di Espresso Napoletano Caffè Cortese nella nuova torrefazione di Acerra (Napoli).

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